Un buon film, adattissimo alle attuali restrizioni pandemiche, quindi idoneo a vivere una breve fuga mentale dalle attuali contingenze per immedesimarsi nelle drammatiche vicissitudini del protagonista.
La pellicola è del 2017, con protagonista un Antonio Banderas che mostra una forma fisica bestiale e che anche questo fa apprezzare il suo grande impegno e professionalità.
Il regista è Isaac Florentine ed è di genere azione e drammatico. E’ disponibile su Netflix. Fra i protagonisti Karl Urban e Paz Vega, un cast quindi discreto che garantisce un valore aggiunto alla storia che viene rappresentata.
Frank Valera è un uomo di successo, ha un brillante lavoro come avvocato difensore e una splendida famiglia. I suoi impegni lo portano però a trascurare i suoi affetti, facendolo mancare ad un’esibizione scolastica da tempo attesa. Quella stessa notte l’uomo riceve la visita della polizia che lo informa che la moglie e la figlia sono state uccise in un sospetto tentativo di furto. Lui si ritiene il diretto responsabile della tragedia e reagisce bevendo alcool e partecipando a incontri di arti marziali miste, ma quando il caso viene archiviato senza aver trovato il colpevole decide di mettersi sulle tracce degli assassini.
Il film ha come tema il senso della perdita, particolarmente sentito da parte del registra che perde la moglie deceduta per colpa del cancro durante le riprese del film.
Le atmosfere mostrate negli ambienti frequentati sono molto cupe e amare, e Banderas interpreta il personaggio perfetto per raccontare una storia che fonde determinazione, violenza e scelte di filosofia etica .
Il protagonista, oramai alla deriva per il dolore che lo travolge, casualmente viene a conoscenza della dottrina filosofica dello stoicismo da cui prende ispirazione per comportamenti che gli rendono lucidità e concentrazione mutuati dalla scelta di rinunciare per sempre all’uso della parola. Grazie a questa scelta riesce a sviluppare un udito molto acuito che gli sarà di aiuto in molte situazioni anche di pericolo.
E’ così che si trasforma da gentile avvocato ad implacabile vendicatore. Ci sono vari riferimenti alla filosofia guerriera, dai testi di meditazione di Marco Aurelio fino al classico l’arte della guerra usati per la sua rinascita dovuta a colmare l’inefficienza della polizia incapace di rintracciare i colpevoli.
La trama scorre con semplicità salvo per qualche forzatura come la presenza dell’infermiera, interpretata da Paz Vega, che però stona meno del previsto. Il finale, anche se poco originale e molto prevedibile date le caratteristiche dei personaggi, è comunque efficace dando buoni spunti di riflessione sul significato della colpa e del dolore.
Antonio Banderas si trova molto a suo agio nella drammaticità della situazione, che richiama molto il cinema degli anni 80 e 90, ma più riflessivo. Vendetta finale è semplice e godibile, intrattenendo lo spettatore in modo avvincente con molti stereotipi del thriller, al punto da essere piacevole per un’ora e mezza.