Film di genere misto che va dall’avventura alla fantascienza alla commedia. Piuttosto originale e che quindi può essere ben guardato da più spettatori. Disponibile su Netflix.
E’ uscito nel 2020, anno che sarà ricordato anche per gli scarsi investimenti in pellicole di spessore che garantiscono incassi che non possono esserci, almeno sino a quando perdurerà lo stato di emergenza e le restrizioni che frenano gli incassi.
Produzione statunitense e canadese con regia di Michael Matthews, alla sua seconda esperienza. Protagonista è il giovane attore Dylan O’Brien, interprete della trilogia Maze Runner, affiancato da Michael Rooker e Jessica Henwick che vanta fra le sue interpretazioni Star Wars: il risveglio della Forza e Underwater.
Ambientato in un futuro post catastrofico dove la terra è infestata da mostri che sono animali ed insetti ultra sviluppati in virtù di modificazioni genetiche provocate dall’uomo, pur se in modo involontario.
In tale contesto pochi umani rimasti vivono in pratica nascosti per lo più su rifugi sotterranei proprio per sfuggire alla minaccia distruttrice dei mostri.
In una delle colonie degli uomini si concentra l’attenzione della storia. Viene mostrato come sopravvivono i suoi componenti, come abbiano a malapena del cibo, scarsità di energia e assoluta mancanza di tecnologia a disposizione se non una ricetrasmittente.
Compito quotidiano è formare una squadra di cacciatori che trepidamente escono per cercare cibo ed altre cose di utilità. Sono armati alla meno peggio, con mezzi rimediati e non certo con armi da fuoco, che probabilmente erano oramai disperse ed usate massicciamente nelle prime fasi di emersione dei mostri.
Joel Dowson, componente della colonia, è un po’ la mascotte del gruppo, giovane e poco prestante, così lui non esce mai per cercare il cibo ma è l’addetto alla cucina. Ma ciò che pesa molto a Joel è che tutti i componenti maschi sono accoppiati con una partner mentre lui non ha un’anima gemella, almeno dentro la colonia.
In realtà aveva una compagna, persa di vista già da oltre due anni, ma di cui sapeva dove era rifugiata poiché aveva seguito i genitori ed era ad un centinaio di chilometri da dove era Joel.
Ad un certo punto trova il coraggio di uscire dal rifugio, dapprima per partecipare ad una delle solite missioni per gli approvvigionamenti, poi per tentare da solo di raggiungere la sua vecchia fiamma.
Inizia così il cammino irto di pericoli ma anche affascinante per avere la fortuna di godere delle bellezze della natura, visto che oramai ne faceva a meno da troppo tempo e poi per gli incontri fortuiti avuti, con altri due viandanti, un uomo ed una bambina, oltre ad un cane e un robot ben congegnato ma che era in esaurimento di riserve di energia nonché danneggiato in alcune funzioni.
La parte del viaggio è quella più poetica del film perché emergono i lati umani mentre sembra esserci assuefazione al pericolo poiché non viene intaccata la voglia e la fiducia nel perseguire quello che era il suo obiettivo primario ovvero non la sopravvivenza ma l’incontro con il suo “amore”.
Joel riuscirà nel suo intento ma constaterà che per il loro amore il tempo non si era fermato, e quindi le cose sono un po’ diverse da quello che si aspettava.
Da qui si evidenzia una terza fase del film, più avventurosa e piena di azione ad ulteriore conferma come la pellicola abbracci più generi e accontenti quindi diversi tipi di spettatori.
Giudizio già tracciato, film gradevole, contenuti al limite del fantasy, ben interpretato e con buone intuizioni come quella del robot “da compagnia” che stringe una amicizia non così artificiale con il protagonista.