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Oxygene

Film originale Netflix diretto dal francese Alexandre Aja, con protagonista assoluta Melanie Laurent in un thriller fantascientifico all’ultimo respiro. Rimane quindi su un genere adrenalinico  già visto nel film “Crawl – intrappolati”

            Lo spettatore non ha scampo, deve rimanere in ansia per tutti i 100 minuti del film perché è davvero molto claustrofobico e ai titoli di coda può riprendere un po’ di fiato.

            La protagonista, Elisabeth, si risveglia in una capsula criogenica. Non doveva andare così: era previsto che dovesse continuare a dormire, ma un guasto tecnico ha cambiato i piani. Ora Elisabeth è sveglia, non sa dove si trova, non ricorda nulla del suo passato e, cosa più grave, l’ossigeno all’interno della capsula è in caduta libera. La giovane ragazza dovrà cercare non solo di ricordare, ma anche di trovare un modo per liberarsi da questa capsula che assomiglia sempre più ad una tomba. In suo supporto ci sarà M.I.L.O., l’assistente virtuale, un super computer, con l’azzeccatissima voce monocorda odi Francesco Prando, che potrebbe nascondere qualche segreto.

            È una storia che si basa su questo punto di partenza e pone due elementi fondamentali che rendono il film particolarmente funzionante. Il primo è l’essere ambientato completamente all’interno della capsula. Rimanendo al fianco di Elisabeth lo spettatore non ha altri personaggi e ambienti a cui fare affidamento. Il secondo è il conto alla rovescia: la carenza sempre maggiore di ossigeno per mettere il pubblico in condizioni tali da percepire il tempo che scorre.           

            Non si può prendere fiato: Oxygene ha tutte le carte in tavola per catturare il proprio pubblico che non lasciarlo più. Il film ha una sola attrice che risponde al nome di Melanie Laurent. magistralmente doppiata da Francesca Manicone, e celebre per il ruolo di “Shosanna in Bastardi senza gloria”, l’attrice francese ha un peso non indifferente per la riuscita del film. Costretta a rimanere stesa sulla schiena, legata e chiusa in uno spazio ristretto, il suo personaggio fa l’impossibile per creare un forte legame tra lei e lo spettatore e, incredibilmente, ci riesce facilmente. La Laurent dà prova di sé, alternando momenti di calma e razionalità a quelli più disperati e sconfortanti.

            Il regista fa di tutto per non annoiare e non risultare ripetitivo. Giocando con lo sguardo degli occhi e con i movimenti del corpo, Alexandre Aja sa che il film vive di un’attenzione che deve mantenersi viva.

            In conclusione si può dire che il regista sa come mantenere alto il ritmo e la tensione in un film in cui l’attrice protagonista regge tutto il legame tra storia e spettatore.

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