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Il Giorno Sbagliato

Allerta spoiler! 

Protagonista del film è un individuo anonimo, con le fattezze di Russell Crowe.

Anonimo nel senso che non ne conosciamo il nome, forse per rappresentare qualcosa di più generico, una rabbia incontenibile.

Lo scopriamo già nella sequenza d’apertura, dove lui entra in una casa, uccide gli inquilini e brucia tutto. Scopriremo poco dopo che si tratta dell’ex moglie.

Questo nel cuore della notte, mentre la mattina dopo, nel tentativo di non arrivare in ritardo al lavoro mentre sta portando il figlio a scuola, Rachel Hunter si imbatte per caso in questa persona e l’interazione non è una delle più piacevoli.

Lei ha parzialmente torto e lui pretende che gli si chieda scusa. Lei lo manda a quel paese, e così inizia una vera e propria persecuzione che metterà a rischio non solo la vita di Rachel, ma quella di tutti i suoi cari.

Il regista Derrick Borte cerca di situare minimamente la storia in un contesto riconoscibile, inserendo nei titoli di testa stralci di notiziari americani che commentano l’aumento recente dei casi della cosiddetta ira stradale, la collera che colpisce chi è alla guida, e come questo sia sintomatico di una rabbia più profonda legata allo spirito statunitense.

Ma la riflessione sociale si ferma sostanzialmente lì. In realtà la sua motivazione conta poco perché lui è un uomo, il cui unico scopo è mettere in difficoltà Rachel, inseguendola a distanza. È in tal senso la scelta di Russell Crowe è assolutamente perfetta: da sempre abituato a trasformarsi fisicamente per i ruoli, in questa sede l’attore australiano ha un aspetto letteralmente mostruoso, con una stazza accompagnata da espressioni truci e suoni quasi animaleschi.

È una forza della natura, più che una figura umana, ed è indubbiamente la sua performance più affascinante da diversi anni a questa parte. E’ al contempo la grande forza e la principale debolezza di un film squilibrato, che perde di vista la tensione ogni volta che allontana la macchina da presa dall’imponente presenza fisica di Crowe, e procede a un ritmo talmente diseguale che è fin troppo facile accorgersi delle incongruenze a livello di scrittura.

E così ci ritroviamo con un’esperienza stramba, a suo modo divertente ma anche facilmente dimenticabile, poiché troppo superficiale per avere qualcosa da dire sul mondo di oggi, ma anche non abbastanza da funzionare come puro intrattenimento. Viene a mancare proprio la componente rabbia incontenibile, che è sì presente nella performance dell’attore principale ma assente altrove, salvo alcuni istanti di violenza intrisi di una certa creatività. Ma non bastano, soprattutto per un progetto che si era proposto come la prima nuova uscita su larga scala dell’estate del 2020.

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